Giugno 29, 2020 | 0 |
Stiamo vivendo un periodo tanto delicato quanto particolare che ha messo a dura prova quasi tutti i settori. Molte aziende hanno dovuto reinventarsi e riorganizzare le modalità organizzative del lavoro, catapultando di punto in bianco la routine lavorativa in un’altra realtà, ai più sconosciuta.
Niente più uffici, niente più confronti e meeting face to face, ma lavoro individuale da casa, webinar e conference call, comodamente dal proprio divano di casa: da un giorno all’altra si è così diffusa l’arte dello smart working! Un nuovo modo di lavorare che, come ben si sa, porta con sé vantaggi e svantaggi. Se da un lato ci si è potuti prendere una pausa dalla frenesia della routine lavorativa, entrando in una nuova quotidianità all’insegna della libertà e della flessibilità, dall’altra sembra che rimanere costretti entro quattro mura di casa h24 incida sulla concentrazione, sulla creatività e quindi sulla produttività; molti hanno infatti riscontrato di avere meno stimoli, sorbendo l’effetto negativo dell’isolamento accompagnato da un senso di frustrazione e solitudine!
Io ho scoperto che non sono capace di lavorare da casa perché la produttività a me diminuisce tantissimo.
Marika sulla pagina Facebook di “Italiani Residenti in Silicon Valley”.
Mi manca la disciplina che avrei al lavoro. A casa mi distraggo subito. Ero convinta che lavorare da casa sarebbe stato meraviglioso. La libertà, la flessibilità… Dopo undici settimane per me è un no clamoroso. Mi mancano i miei colleghi e le opportunità per apprendere e ridere assieme.
Profilo LinkedIn di Breanna, magazziniera in un’azienda biotecnologica del Midwest americano.
Per questi motivi gli esperti prevedono che, al termine di questo delicato momento storico, sarà proprio il settore del coworking a decollare con una rapida crescita di domanda e fatturato. Il concetto, quasi universale, di lavoro da remoto, sta rendendo sempre più obsoleta la necessità di un ufficio di lavoro, a maggior ragione a fronte degli alti costi e dei problemi di gestione. Le aziende stanno quindi cominciando a guardare alle realtà di coworking come un’alternativa più vantaggiosa in termini monetari, di gestione e di networking.
Secondo quanto riporta La Repubblica, quest’idea ha recentemente trovato conferma sulla pagina LinkedIn del periodico statunitense, Food Navigator. Durante una conversazione in tema di lavoro nel futuro, sono stati evidenziati i vantaggi di lavorare all’interno di spazi comuni con altre aziende: non solo questo permette di spendere molti meno soldi e delegare responsabilità di gestione ad altre realtà, ma anche di riempire il vuoto dell’isolamento domestico, creando opportunità di networking e valvole di sfogo (fisico e mentale) dai ritmi di lavoro serrati.
E’ un modello che personalmente propongo da tempo, lo chiamo azienda liquida: nessun ufficio e la gente distribuita tra Europa, Stati Uniti e Asia. Purtroppo quando c’è un quartiere generale secondo me si crea una frattura tra chi va e chi non va. Queste soluzioni hanno senso proprio in un ottica di liquidità o semi-liquidità. E’ il posto in cui vanno a lavorare quelli che non possono farlo da casa e in cui ci si ritrova per le riunioni di gruppo e in piccoli gruppi. La mia esperienza attesta però che dopo massimo tre mesi bisogna vedersi di persona almeno per una settimana perché certe cose strategiche non si possono discutere online. A Tok.tv avevamo gente che lavorava sempre dal coworking.
Fabrizio Capobianco, fondatore di Funambol, la prima startup italiana distribuita globalmente e priva di ufficio centrale, e adesso di Tok.tv
I coworking possono anche fungere da forme ibride di funzionamento aziendale con utilizzo ad ore, giornate o in genere per brevi periodi con soluzioni adatte a specifiche esigenze come meeting room e locali dotati di tutti i comfort per comunicare in teleconferenza con colleghi o clienti
E per quanto i nuovi strumenti digitali siano tutti meravigliosi, non c’è niente che può sostituire confrontarsi con un’altra persona seduta allo stesso tavolo.
Diana Vowels, vice presidente di Galvanize
Molti prevedono dunque che la domanda di spazi di coworking aumenterà significativamente nei prossimi mesi anche in virtù del fatto che non tutti i lavoratori si possono permettere di trasformare una parte della loro casa in ufficio.
Hanno bisogno di uno spazio dove nessuno può interromperli e dal quale possono lavorare con facilità e l’unica opzione sono gli spazi di coworking.
Sebastian Riley, analista del sito di cybersicurezza The VPN Experts
Sempre secondo quanto scrive La Repubblica, anche Bloomberg è d’accordo. Il sito economico statunitense, infatti, stima che nell’era post-Covid circa il 20-30% dell’edilizia destinata alle imprese non sarà sfruttata, ecco che allora gran parte delle proprietà immobiliari dovranno trasformarsi in luoghi di coworking.