Luglio 23, 2019 0

Maria Redaelli: Interior & Prop Stylist

Ciao Maria, come sei diventata una Interior & Prop Stylist?

Ho iniziato il mio percorso formativo frequentando il liceo artistico e, ottenuta la maturità, mi sono iscritta in seguito ad un corso post-diploma di Grafica Pubblicitaria. Dopo quest’ultima esperienza, non soddisfatta delle conoscenze acquisite, ho deciso di iscrivermi al Politecnico di Milano presso la facoltà di Disegno Industriale. Nel 2008, conseguita la laurea Magistrale in Furniture & Textile Design, ho iniziato il mio percorso di lavoro presso lo studio Palomba Serafini Associati di Milano nel ruolo di junior product designer, finché un giorno mi è stato assegnato il compito di occuparmi dell’allestimento di uno stand: così ha avuto inizio la mia carriera di Stylist! Questa prima esperienza è stata poi approfondita, sempre a Milano, presso lo studio Elena Caponi – Stylist e Set Designer. Dopo il periodo di lavoro in Italia, fondamentale per la mia formazione, nel 2012 mi sono trasferita a Londra, lavorando inizialmente come Creative Director e Visual Merchandiser per un negozio di artigianato giapponese e, parallelamente, ho svolto attività freelance come Interior e Prop Stylist. Qui ho avuto l’occasione di collaborare con diverse aziende e designers di respiro internazionale, acquisendo un portfolio di miei clienti, principalmente italiani, ma anche inglesi e giapponesi, con i quali trattengo tuttora rapporti.

Hai lavorato e vissuto per anni a Londra. Quali sostanziali differenze hai potuto riscontrare tra il mercato del design all’estero e quello italiano? Il Made in Italy è ancora molto valorizzato?

Il design italiano è unico: l’alta qualità, affiancata dalla sapienza nella lavorazione, nella scelta ed utilizzo dei materiali, dal gusto e dallo spiccato senso dell’estetica, l’hanno reso famoso e così riconosciuto in tutto il mondo. Si aggiunga l’elevato standard raggiunto sia a livello artigianale che industriale della manodopera ed ecco che il cerchio è completo. Purtroppo oggi molte aziende storiche hanno cessato la loro attività ed altre sono state cedute a gruppi stranieri con forti disponibilità finanziarie, perdendone poco a poco nel tempo il proprio valore aggiunto. 

Nei tuoi progetti è spesso presente una componente nipponica. Cosa ti attrae di questa cultura? Secondo te qual è il suo valore aggiunto?

In realtà non mi rendo conto di avere una componente nipponica nel mio lavoro, credo sia ormai una cosa intrinseca. Avendo avuto la possibilità di immergermi totalmente in questa cultura, di viverla, spesso stravolgendo completamente il mio pensiero, l’ho integrata nel mio modo di essere e di vedere il quotidiano, anche nel mio lavoro.
La purezza delle forme nella ricerca dell’essenziale, la lavorazione artigianale ed il legame con la tradizione celano dietro ogni oggetto una storia, il lavoro e l’ingegno di una persona.

Quanto tempo e dedizione ci vuole ad affrontare una commissione?

In genere ci vuole tanto tempo per soddisfare una commissione ma molto spesso i lavori arrivano all’ultimo momento, cosicché difficilmente hai il tempo materiale per poterli affrontare. Inoltre, al di là del progetto propriamente creativo, c’è anche tutta una parte gestionale ed organizzativa che occupa molto tempo e richiede precisione. Avere esperienza conoscere come muoversi, permette di stringere i tempi e velocizzare il lavoro.

www.mariaredaelli.com

Grazie Maria per la chiacchierata!

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