Agosto 22, 2018 | 0 |
Con l’avvento di Internet il mondo è diventato sempre più piccolo e sempre più interconnesso.
Grazie alla rete oggi è possibile comunicare e lavorare con persone dall’altro lato del mondo con estrema facilità e allora perchè non approfittarne?
Immagina di poter portare il tuo lavoro con te in giro per il mondo, esplorando le meraviglie del nostro globo e godendo di tutti i servizi e comfort a te necessari.
Oggi tutto questo è diventato possibile grazie a delle agenzie professioniste specializzate in quelli che vengono chiamati “Ritiri Nomadi Digitali” (Digital Nomad Retreats). Queste agenzie offrono servizi di trasferte in ogni angolo della terra per poter lavorare da remoto, garantendo agio e sicurezza: vitto e alloggio, spazi di coworking, sale meeting, corsi professionali, workshop, servizi di gestione e supervisione delle attività, prese di corrente internazionali e ottima connessione Wi-Fi.
Le caratteristiche di queste agenzie sono variegate: alcune di esse tendono a rivolgersi solamente a freelancer, imprenditori o dipendenti che svolgono determinate professionalità.
Tra queste citiamo Hacker Paradise, agenzia che organizza ritiri prevalentemente per designer e programmatori di computer. Altre, invece, sono strettamente selettive come Terminal3, la quale dopo un lungo processo di interviste decide chi potrà partecipare al ritiro o meno, mentre altre ancora permettono indistintamente l’iscrizione a tutti, ad esempio come l’agenzia Roam.
Secondo un articolo pubblicato su Forbes, l’iniziativa del “nomadismo digitale” può migliorare il livello di vita delle persone, rendendole più sane, felici e produttive; questo perchè sembra che chi faccia parte di una comunità nomade tenda a non provare più quella sensazione di routine e di non sentirsi più costretto ad andare in ufficio ogni mattina, ma al contrario assapora la libertà di poter scegliere dove, come e quando lavorare. Oltre ad apportare vantaggi ai lavoratori dal punto di vista personale, i “ritiri digitali” portano beneficio anche alle aziende per cui il nomade lavora, dati i risparmi economici notevoli, e riducono l’impatto ambientale, poichè vengono naturalmente diminuite le emissioni.
Nonostante questo fenomeno sembra possa portare un impatto più che positivo sia alla società che all’ambiente in generale, non esiste ancora una piena e condivisa consapevolezza di questo nuovo stile di vita.
Grazie ad un interessante punto di riflessione dato da Quartz, sappiamo che il “nomadismo digitale” viene purtroppo frequentemente ostacolato, soprattutto da parte dei paesi ospitanti. Di norma per poter lavorare in paesi stranieri e lontani occorre ottenere un visto di lunga durata e quindi un permesso di lavoro, ma il processo per il conseguimento di tale documentazione è spesso lento e macchinoso, costringendo i “nomadi digitali” a lavorare illegalmente.
Le varie testimonianze presenti sul web di coloro che hanno avuto la fortuna di sperimentare il “nomadismo digitale” ci dicono che essi ne sono stati pienamente soddisfatti ed è per questo che il buon auspicio è quello che venga acquisita più consapevolezza del fenomeno e che esso venga quindi incoraggiato e reso più accessibile alle persone in tutto il mondo, compresi i paesi in via di sviluppo.